9

Ott

Liquidi astringenti per inibire i fili retrattori

Nella rilevazione dell’impronta di precisione in protesi fissa su denti naturali, l’accuratezza della resa del margine di fine preparazione è fondamentale. Le tecniche maggiormente diffuse prevedono l’impiego di elastomeri.

Nella zona marginale si prediligono solitamente prodotti a bassa viscosità, ciò nonostante i tessuti molli tendono comunque a costituire un impedimento per lo scorrimento: per questo motivo, a monte, l’operatore mette in pratica manovre di retrazione gengivale temporanea.

La procedura più comune di retrazione dei tessuti molli che circondano il moncone protesico si basa sul posizionamento di un filo (o più spesso due) che viene comunemente addizionato a liquidi impregnanti al fine di facilitare il processo e di mantenere l’emostasi.

Le diverse tipologie di liquidi astringenti

I liquidi astringenti sono senza dubbio i più diffusi liquidi impregnanti utilizzati in ambito dentistico, e per questo oggetto principale del nostro articolo. Esistono anche impregnanti contenenti molecole vasocostrittrici come le amine simpaticomimetiche e l’adrenalina, che però potrebbero provocare problemi a livello locale e sistemico.

I liquidi astringenti si suddividono sostanzialmente in tre tipologie, ognuna con proprietà e possibili aspetti critici utili da conoscere per un corretto utilizzo.

1. Solfato di Alluminio

Efficace e biocompatibile, ha il difetto principale di poter ritardare o bloccare la reazione additiva di alcuni materiali da impronta, per cui è sempre indicata la verifica della compatibilità fra i due prodotti.

La categoria comprende anche l’allume di potassio, sostanza poco meno potente dell’adrenalina ma molto meglio tollerata dai tessuti: può essere lasciato nel solco anche per 20 minuti senza alcun effetto avverso.

Nel complesso, i vantaggi di questi prodotti sono la capacità emostatica, il potenziale infiammatorio ridotto e il buon mantenimento della retrazione dei tessuti dopo rimozione del filo.

2. Cloruro di Alluminio

Impiegato in concentrazioni che variano dal 5% al 20-25%. I vantaggi sono sostanzialmente sovrapponibili a quelli del solfato di alluminio. Lo svantaggio è l’interferenza con la reazione di indurimento di polivinilsilossani e polieteri, problematica che viene abbattuta notevolmente tramite l’irrigazione del sito dopo la rimozione del filo.

Alcuni Autori suggeriscono in alternativa di non impregnare il secondo filo nella tecnica double-cord.

3. Solfato Ferrico

Disponibile in soluzioni con una concentrazione compresa fra il 13% il 15-20%, ad acidità abbastanza spiccata, tanto da poter condurre a discolorazione transitoria i tessuti molli.

Per questo motivo e anche per assicurare il normale processo di polimerizzazione degli elastomeri, si raccomanda il mantenimento in situ del filo per un tempo pari a 1-3 minuti, per poi rimuovere accuratamente ogni traccia del liquido prima della presa d’impronta.


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