
L’adesione smalto-dentinale ha rappresentato una vera e propria rivoluzione in odontoiatria, un cambio di paradigma che di fatto ha trasformato un intero approccio. Grazie al costante miglioramento delle tecniche e dei materiali, e alla scoperta di protocolli più efficaci si è passati in pochi anni da un’odontoiatria “ritentiva” ad una odontoiatria adesiva.
L’odontoiatria sta via via diventando sempre meno invasiva proprio grazie a questo repentino cambio di prospettive. Infatti, se prima un restauro stava in posizione perché sostenuto da una ritenzione meccanica e/o da un certo grado di sottosquadro, che andavano realizzati sacrificando parte della struttura dentale, adesso è possibile contare su un nuovo alleato: l’adesione smalto-dentinale.
Tra gli aspetti fondamentali dell’odontoiatria adesiva vi è l’adesione a smalto e dentina, che pone sfide profondamente diverse a causa delle differenze micro-strutturali e compositive di questi due substrati.
Struttura e composizione di smalto e dentina
Lo smalto è il tessuto più mineralizzato del corpo umano, composto per circa il 96% da minerali (idrossiapatite), per l’1% da materiale organico e per il 3% da acqua (1). È altamente cristallino e presenta una struttura prismatica.
La dentina, al contrario è un tessuto idratato, ricco di collagene, composto per circa il 70% da minerali, per il 20% da materiale organico (collagene di tipo I) e per il 10% da acqua (2). La dentina è attraversata da tubuli dentinali, la cui densità e diametro aumentano progressivamente con l’avvicinarsi alla camera pulpare.
Meccanismi di adesione allo smalto
L’adesione allo smalto si basa principalmente su fenomeni di ritenzione micromeccanica. Il protocollo prevede la mordenzatura con un acido forte (acido fosforico al 35–37%), che demineralizza selettivamente la superficie dello smalto, dissolvendo il contenuto minerale e creando una superficie micro-ruvida con i prismi esposti (3).
L’adesione allo smalto è considerata affidabile e prevedibile grazie alla natura omogenea del tessuto e all’efficacia della mordenzatura acida. I valori di adesione (shear bond strength) vanno da 20 ai 30 Mpa (4).
Meccanismi di adesione alla dentina
L’adesione alla dentina è più complessa rispetto allo smalto a causa della sua struttura eterogenea, della maggiore presenza di componente organica e del contenuto elevato di acqua. Il meccanismo di adesione principale si basa sulla formazione dello strato ibrido, una zona di collagene demineralizzato infiltrato dalla resina, formata dopo il condizionamento acido (5).
L’obiettivo è demineralizzare parzialmente la dentina intertubulare preservando intatta l’architettura della matrice collagenica, permettendo ai monomeri della resina di infiltrarsi, formando un’interconnessione micromeccanica.
Diversi fattori possono compromettere il successo del legame dentinale.
- Presenza di Smear Layer: si forma durante la preparazione dentale, ostruisce i tubuli dentinali e interferisce con la penetrazione dell’adesivo. I sistemi etch-and-rinse lo dissolvono grazie alla mordenzatura con acido forte (6).
- Collasso del collagene: un’eccessiva disidratazione della dentina mordenzata durante l’asciugatura può causare il collasso della matrice di collagene, ostacolando l’infiltrazione della resina. È essenziale mantenere la dentina correttamente umida nei sistemi etch-and-rinse (7).
- Idrofilicità/idrofobicità degli adesivi: gli adesivi devono essere abbastanza idrofili da infiltrare la matrice umida della dentina. Tuttavia, un’eccessiva idrofilicità può portare ad assorbimento d’acqua e ridotta durata nel tempo (8).
- Nanoinfiltrazioni (Nanoleakage): infiltrazione incompleta o polimerizzazione difettosa può causare micro-gap nello strato ibrido, compromettendo l’efficacia dell’adesione a lungo termine (9).
Durabilità del legame
Il degrado del legame adesivo è una delle principali preoccupazioni. La degradazione enzimatica del collagene esposto da parte delle metalloproteinasi della matrice (MMP) e l’idrolisi della resina adesiva compromettono l’integrità del legame.
Tra le diverse strategie finalizzate a migliorare la durabilità del legame adesivo si segnalano l’utilizzo di inibitori delle MMP (es. clorexidina), monomeri chimicamente più stabili (es. MDP) e l’ottimizzazione della formazione dello strato ibrido (10).
Studi dimostrano che, sebbene la forza adesiva iniziale possa essere simile tra diversi sistemi, la durabilità varia significativamente. Gli adesivi self-etch sembrerebbero offrire migliori prestazioni a lungo termine grazie a una demineralizzazione meno aggressiva e a un’infiltrazione più omogenea (11)
Implicazioni cliniche e prospettive future
come otturazioni in composito, intarsi, faccette e corone.
La scelta dell’adesivo e la corretta tecnica applicativa sono essenziali per prevenire problemi come la decolorazione marginale, la sensibilità post-operatoria e il fallimento del restauro.
La ricerca nel campo degli adesivi dentali è in continua evoluzione. Approcci biomimetici mirano a replicare la struttura naturale della giunzione smalto-dentinale per migliorare le prestazioni. Una comprensione più approfondita della biologia dentinale e della dinamica dello strato ibrido porterà probabilmente allo sviluppo di adesivi più durevoli e meno sensibili alla tecnica.
- Ten Cate, A. R. (2013). Oral Histology: Development, Structure and Function (7th ed.). Elsevier.
- Pashley, D. H., et al. (2011). State of the art etch-and-rinse adhesives. Dental Materials, 27(1), 1–16.
- Buonocore, M. G. (1955). A simple method of increasing the adhesion of acrylic filling materials to enamel surfaces. Journal of Dental Research, 34(6), 849–853.
- Perdigão, J. (2010). Dentin bonding—Variables related to the clinical situation and the substrate treatment. Dental Materials, 26(2), e24–e37.
- Nakabayashi, N., et al. (1982). The promotion of adhesion by the infiltration of monomers into tooth substrates. Journal of Biomedical Materials Research, 16(3), 265–273.
- Pashley, D. H., et al. (2007). Collagen degradation by host-derived enzymes during aging. Journal of Dental Research, 86(8), 745–759.
- Tay, F. R., & Pashley, D. H. (2003). Have dentin adhesives become too hydrophilic? Journal of the Canadian Dental Association, 69(11), 726–731.
- Carrilho, M. R., et al. (2005). Durability of resin-dentin bonds related to water and oil storage. Journal of Dental Research, 84(11), 1040–1044.
- Hashimoto, M., et al. (2002). In vivo degradation of resin-dentin bonds in humans over 1 to 3 years. Journal of Dental Research, 81(8), 556–560.
- Hebling, J., et al. (2005). Chlorhexidine arrests subclinical degradation of dentin hybrid layers in vivo. Journal of Dental Research, 84(8), 741–746.
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