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La classificazione dei materiali da impronta elastici e rigidi

Quali sono e come si suddividono i materiali da impronta utilizzati in campo odontoiatrico?

I principali materiali da impronta si possono suddividere in due importanti famiglie [1,2]:

  1. Materiali da impronta elastici;
  2. Materiali da impronta rigidi (o non elastici).

Queste due grosse categorie, che racchiudono al loro interno tutti i materiali da impronta, si differenziano in base alla modalità con cui si presentano dopo l’indurimento dell’impronta in cavo orale.

Di certo i materiali più diffusi ed utilizzati risultano di gran lunga quelli elastici, ma quelli rigidi vengono ancora usati in alcuni casi clinici o impiegati insieme a quelli elastici per alcune applicazioni.

Materiali da impronta elastici

I materiali da impronta elastici possono classificarsi in:

  1. Idrocolloidi – Tra gli idrocolloidi troviamo gli idrocolloidi reversibili (agar) e gli irreversibili come l’alginato.
  2. Elastomeri – Gli elastomeri invece sono materiali che mostrano lo stesso comportamento elastico della gomma naturale [3]. In base alla natura chimica esistono diverse tipologie di elastomeri: Polisolfuri, Siliconi per condensazione (C-Silicone), Siliconi per addizione (A-Silicone) e Polieteri.

Vediamo ora più nel dettaglio le caratteristiche, gli utilizzi e le possibili problematiche delle diverse tipologie dei diversi materiali.

Gli idrocolloidi reversibili

Gli idrocolloidi reversibili venivano usati in passato clinicamente come materiali da impronta dopo essere stati riscaldati fino alla temperatura di liquefazione [1].

Questi materiali sono reversibili in quanto possono riadattarsi a qualsiasi forma una volta riscaldati.

La reversibilità e la necessità di utilizzare apparecchi di riscaldamento appropriati e portaimpronta dedicati con circolazione d’acqua interna per favorirne il raffreddamento in bocca hanno determinato col tempo l’abbandono di questi materiali nello studio dentistico. Rimangono invece ancora utilizzati in laboratorio alcune volte per la duplicazione dei modelli.

Gli idrocolloidi irreversibili (alginati)

Gli idrocolloidi irreversibili o alginati vengono invece forniti sottoforma di polvere da miscelare con l’acqua. [4].

L’alginato è un materiale estremamente usato e diffuso, viste le sue caratteristiche di facile manipolazione, basso costo, buona precisione ed elasticità. Inoltre, a seconda del tipo di alginato [5], i tempi di indurimento possono essere più o meno rapidi.

Il loro utilizzo è molto ampio e spazia dalle impronte per modelli di studio a quelle per pazienti parzialmente edentuli, ortodontici e per modelli di arcate antagoniste.

Gli elastometri polisolfuri

I polisolfuri sono elastomeri idrofobi di origine naturale che hanno un costo relativamente basso e presentano ottime caratteristiche di resistenza allo strappo e viscoelasticità.

Sono inoltre dotati di un lungo tempo di polimerizzazione che consente di rilevare impronte secondarie muco-dinamiche nel paziente totalmente edentulo.

La scarsa stabilità dimensionale del materiale, impone al tecnico di colare le impronte entro 30 minuti dalla rimozione dal cavo orale [6]. 

I siliconi per condensazione

I siliconi per condensazione invece sono polimeri a base di polidimetilsilossano, che polimerizzano con una reazione di condensazione che libera alcol [1,2].

Questo determina col tempo una continua contrazione del materiale che, secondo le istruzioni dei fabbricanti, ha una stabilità dimensionale di 2-3 giorni [7].

Grazie alle loro caratteristiche meccaniche e di precisione i siliconi per condensazione possono essere utilizzati per tutti i casi clinici che richiedono la realizzazione di un modello maestro, dall’edentulo totale al paziente implantare [8].

I siliconi per addizione

I siliconi per addizione sono polivinilsilossani, che polimerizzano con una reazione di poliaddizione senza rilascio di sottoprodotti. Questo rende i siliconi per addizione i materiali da impronta con la più alta stabilità dimensionale [9].

Il catalizzatore a base di platino può essere sensibile ad alcune proteine del lattice che, clinicamente, potrebbe prolungare il setting time del materiale specialmente in caso di miscelazione manuale [10].

I siliconi per addizione sono materiali estremamente versatili dal momento che presentano diversi tempi di working e setting time, viscosità e tipologie di miscelazione [11].

L’elevata idrofobia dei primissimi “A-silicon” è stata affrontata da diversi produttori incorporando nel materiale dei tensioattivi che, abbassando l’angolo di contatto con l’acqua, rendono più bagnabile il materiale stesso.

Queste caratteristiche abbinate alle proprietà meccaniche di elevata resistenza allo strappo e recupero elastico [12] rendono i PVS adatti all’utilizzo in qualsiasi caso clinico protesico o ortodontico.

>> Vuoi saperne di più? Scopri le differenze tra siliconi per addizione e condensazione.

I polieteri

I polieteri invece sono elastomeri idrofili, e sono tra i materiali da impronta più rigidi, resilienti e costosi [13].

Vista l’elevata rigidità sono stati considerati tra i materiali più adatti alla rilevazione di impronte su impianti, perché stabilizzano i transfer nell’impronta pick-up e il tempo di presa è generalmente lungo, consentendo al clinico di posizionare adeguatamente il materiale sui transfers.

L’elevata rigidità associata ad una elasticità non eccessiva li rende però meno consigliati rispetto ai PVS per impronte su impianti multipli [14,15].

L’idrofilia di questi materiali, seppur utile in cavità orale, abbassa la stabilità dimensionale degli stessi, che risulta infatti inferiore rispetto ai siliconi per addizione [7].

Materiali da impronta rigidi

Tra i materiali da impronta rigidi annoveriamo:

  1. Il gesso da impronta;
  2. La pasta termoplastica;
  3. La pasta all’ossido di zinco-eugenolo.

Il gesso da impronta

Il gesso da impronta è composto da solfato di calcio semi-idratato beta al quale vengono aggiunte sostanze che riducono l’espansione di presa come solfato di potassio, cloruro di potassio e nitrato di potassio al 4% [2].

L’estrema rigidità del gesso da impronta lo rende adatto per impronte full-arch per protesi implantare oppure in pazienti totalmente edentuli.

Il fatto che manchi totalmente di elasticità ne limita al contempo l’utilizzo nei casi clinici in cui non esistono sottosquadri e quindi sempre in assenza di elementi dentali.

La sua elevata idrofilia gli consente di assorbire e attrarre tutte le molecole d’acqua circostanti, rendendo estremamente secca la bocca del paziente durante la presa dell’impronta.

La pasta termoplastica

Le paste termoplastiche sono formate invece da miscugli di resine naturali, resine sintetiche, cere, plastificanti e riempitivi.

Con il riscaldamento rammolliscono e si plasticizzano mentre tornano rigide a temperatura ambiente. Pertanto, per rilevare impronte con questi materiali occorre inserirli in bocca ancora caldi, premerli contro i tessuti e aspettare che si raffreddino.

Con le paste termoplastiche possono essere rilevate anche impronte di mascellari edentuli ma l’utilizzo più frequente consiste nel bordaggio periferico del portaimpronta individuale per impronta su pazienti edentuli.

La necessità di inserire il materiale caldo in bocca al paziente potrebbe scottarlo perciò è indispensabile porre attenzione a non bruciare il materiale durante il riscaldamento.

La pasta all’ossido di zinco-eugenolo

L’ultimo, ma non meno importante, materiale da impronta rigido è l’ossido di zinco-eugenolo. Data la sua consistenza che consente di distendere correttamente i tessuti molli, questo materiale è indicato per l’impronta secondaria negli edentuli totali con portaimpronta individuale o per ribasatura di protesi mobili.

Polimerizza mediante una reazione acido-base e, vista la presenza di eugenolo, risulta irritante per le mucose del paziente. Per questo motivo, alcuni autori suggeriscono di rilevare al massimo un’impronta al paziente con questo materiale, altrimenti i tessuti molli potrebbero rigonfiarsi [13].

L’ossido di zinco-eugenolo inoltre è un materiale molto fragile, che si spezza in presenza di sottosquadri anche minimi e determina un certo fastidio al paziente durante la reazione di presa; pertanto, occorre una certa abilità nella miscelazione, che può essere soltanto manuale.

Conclusioni

I materiali da impronta presentano caratteristiche ancora molto interessanti che li rendono utilizzabili con elevate performance in moltissimi campi dell’odontoiatria. L’impronta digitale, nonostante i numerosi vantaggi, non sempre garantisce un livello di accuratezza e precisione pari ai materiali da impronta [16,17].

Occorre però conoscere bene le caratteristiche di ogni singolo materiale, le tecniche di utilizzo e le possibili problematiche al fine di ottenere un risultato clinico qualitativamente elevato.

Zhermack SpA è da 40 anni tra i maggiori produttori internazionali di alginati, gessi e siliconi per condensazione e addizione per il settore odontoiatrico e odontotecnico.

Zhermack produce materiali sia a miscelazione manuale che a miscelazione automatica, in grado di soddisfare le preferenze del professionista a seconda della tecnica utilizzata e delle indicazioni del caso specifico.


Bibliografia:

[1]      Simionato F. Tecnologie dei materiali dentali. 1.2, 1.2,. Padova: Piccin; 1985.

[2]      Breschi L, et al. Materiali e tecnologie odontostomatologiche. (2011): 95-117. n.d.

[3]      14:00-17:00. ISO 4823:2015. ISO n.d.

[4]      Cervino G, Fiorillo L, Herford AS, Laino L, Troiano G, Amoroso G, et al. Alginate Materials and Dental Impression Technique: A Current State of the Art and Application to Dental Practice. Mar Drugs 2018;17. https://doi.org/10.3390/md17010018.

[5]      https://www.iso.org/standard/6157.html n.d. https://www.iso.org/cms/render/live/en/sites/isoorg/contents/data/standard/06/05/60586.html (accessed July 21, 2022).

[6]      Marcinak CF, Young FA, Draughn RA, Flemming WR. Linear dimensional changes in elastic impression materials. J Dent Res 1980;59:1152–5. https://doi.org/10.1177/00220345800590071001.

[7]      Gonçalves FS, Popoff D a. V, Castro CDL, Silva GC, Magalhães CS, Moreira AN. Dimensional stability of elastomeric impression materials: a critical review of the literature. Eur J Prosthodont Restor Dent 2011;19:163–6.

[8]      Hamalian TA, Nasr E, Chidiac JJ. Impression materials in fixed prosthodontics: influence of choice on clinical procedure. J Prosthodont Off J Am Coll Prosthodont 2011;20:153–60. https://doi.org/10.1111/j.1532-849X.2010.00673.x.

[9]      Nassar U, Oko A, Adeeb S, El-Rich M, Flores-Mir C. An in vitro study on the dimensional stability of a vinyl polyether silicone impression material over a prolonged storage period. J Prosthet Dent 2013;109:172–8. https://doi.org/10.1016/S0022-3913(13)60038-4.

[10]    Walid Y, Al-Ani Z, Gray R. Silicone impression materials and latex gloves. Is interaction fact or fallacy? Dent Update 2012;39:39–42. https://doi.org/10.12968/denu.2012.39.1.39.

[11]    Wilson NH, Cowan AJ, Crisp RJ, Wilson MA. Wastage of a silicone impression material in a general practice setting: a comparison between hand and automixing methods. SADJ J South Afr Dent Assoc Tydskr Van Suid-Afr Tandheelkd Ver 2001;56:233–6.

[12]    Gothwal G, Meena S, Padiyar UN, Sharma HK, Kaurani P, Singh DP. Comparative evaluation of elastic recovery of three different elastomeric impression materials on chemical disinfection and autoclaving: An in vitro study. J Indian Prosthodont Soc 2019;19:345–52. https://doi.org/10.4103/jips.jips_277_19.

[13]    Gherlone E. L’impronta in protesi dentaria. Masson, 2005. n.d.

[14]    Schmidt A, Häussling T, Rehmann P, Schaaf H, Wöstmann B. Accuracy of various impression materials and methods for two implant systems: An effect size study. J Prosthodont Res 2018;62:245–51. https://doi.org/10.1016/j.jpor.2017.10.004.

[15]    Baldissara P, Koci B, Messias AM, Meneghello R, Ghelli F, Gatto MR, et al. Assessment of impression material accuracy in complete-arch restorations on four implants. J Prosthet Dent 2021. https://doi.org/10.1016/j.prosdent.2020.10.017.

[16]    Knechtle N, Wiedemeier D, Mehl A, Ender A. Accuracy of digital complete-arch, multi-implant scans made in the edentulous jaw with gingival movement simulation: An in vitro study. J Prosthet Dent 2021:S0022391321000196. https://doi.org/10.1016/j.prosdent.2020.12.037.

[17]    Mangano F, Gandolfi A, Luongo G, Logozzo S. Intraoral scanners in dentistry: a review of the current literature. BMC Oral Health 2017;17:149. https://doi.org/10.1186/s12903-017-0442-x.


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