La tecnica di impronta di Casartelli (o del Ponte Guida) trova la sua maggiore indicazione in protesi fissa, in casi clinici laddove una corretta registrazione del margine di preparazione risulta complessa o dove altre tecniche di impronta hanno precedentemente fallito.
Vediamo più nel dettaglio perché è stata sviluppata questa tecnica, i suoi vantaggi e il procedimento per realizzarla correttamente.
La necessità di una soluzione mininvasiva
Una corretta estensione dell’impronta nella zona del solco gengivale e del limite della preparazione è un requisito fondamentale affinché la riabilitazione protesica possa essere biologicamente rispettosa e avere un corretto profilo di emergenza.
Le impronte per preparazioni coronali juxta o sottogengivali devono sempre superare la linea di preparazione e andare a leggere la superficie coronale sottogengivale apicale ad essa. (1) Per ottenere una tale estensione dell’impronta è possibile utilizzare un mezzo fisico con cui divaricare temporaneamente il solco gengivale in modo da creare un gap che poi sarà riempito dal materiale da impronta. (2)
Esistono diverse tecniche – sia a guida unitaria che senza guida – e diversi prodotti con i quali evidenziare il limite della preparazione durante la presa d’impronta, ma spesso risultano aggressivi per i tessuti molli possono portare a lesioni a carico dei tessuti di sostegno. (1,3).
Proprio nell’ottica di offrire una soluzione il più possibile mininvasiva è stata sviluppata la tecnica di impronta del ponte guida o “tecnica di Casartelli”, ideata appunto dal Dott. Casartelli e che negli anni ha subito diverse modifiche.
Vantaggi e procedimento della tecnica di impronta Casartelli
La tecnica Casartelli permette, con una certa ripetibilità, di registrare correttamente e in maniera estesa la zona apicale al limite della preparazione senza rischiare di lesionare i tessuti di supporto.
La tecnica di impronta di Casartelli è la combinazione di una tecnica a guida unitaria e di una senza guida, e si basa sul principio delle impronte per tripla miscelazione, dove cioè vengono utilizzati tre elastomeri di differenti viscosità in due tempi diversi.
La tecnica Casartelli step by step
Di seguito il procedimento per la presa di impronta con tecnica Casartelli (1).
- Si realizza un duplicato grezzo della protesi provvisoria che possiede già il paziente, e che funzionerà come un cucchiaio individuale in miniatura, con lo scopo di registrare correttamente i pilastri protesici;
- si svuota la parte interna del duplicato senza indebolire eccessivamente la struttura esterna;
- si applica una resina acrilica sul margine del duplicato, si inserisce in bocca e si porta il paziente in massima intercuspidazione. Questa fase ha lo scopo di migliorare l’estensione del margine del duplicato rispetto alla posizione del solco gengivale;
- si attende l’indurimento della resina;
- si esegue un’ulteriore fase di rimarginatura del duplicato con la resina per migliorare ulteriormente l’estensione;
- si attende l’indurimento della resina;
- ottenuta la corretta estensione dei margini del duplicato, dopo averli individuati, si evidenziano con una matita i bordi interni del solco in modo da non andare a toccarli nelle fasi successive;
- si alesa nuovamente la superficie interna del duplicato rimuovendo la resina che si era spinta internamente in modo da fare spazio per il materiale da impronta;
- si scarica la parte relativa alla sella edentula;
- si posiziona il ponte guida con una certa quantità di resina acrilica a livello occlusale e, facendo chiudere il paziente, si crea una chiave occlusale utile per verificare la corretta posizione e permettere la stabilità del ponte guida quando verrà iniettato il materiale da impronta all’interno;
- a livello vestibolare vengono praticati sul duplicato dei fori per permettere il passaggio di un puntale da siringa per elastomeri.
Da questo momento inizia la fase di impronta propriamente detta:
- si applica l’adesivo sulla superficie interna del duplicato;
- si riempiono le corone svuotate del duplicato del ponte con materiale heavy body e allo stesso tempo si riempie una siringa per elastomeri sempre con materiale heavy body;
- si posiziona il ponte e si fa chiudere il paziente in base alla chiave ottenuta prima con la resina acrilica;
- utilizzando la siringa, attraverso i fori vestibolari si inietta un’ulteriore quantità di heavy body finché il materiale non comincia a defluire oltre i margini del ponte;
- si attende la polimerizzazione del materiale;
- si miscela un silicone per addizione di consistenza putty, si carica su un portaimpronta e contemporaneamente si prepara un silicone per addizione di consistenza regular;
- si inietta il regular su tutta l’arcata a partire dal ponte guida;
- si posiziona il portaimpronta caricato con il putty per rilevare l’impronta globale inglobando il materiale regular e il ponte guida;
- si attende la polimerizzazione del materiale e si rimuovono il portaimpronta con inglobato regular, il ponte guida e l’heavy body.
Conclusioni
La tecnica Casartelli, sicuramente complicata, consente con grande ripetibilità e precisione di rilevare correttamente il margine della preparazione e la porzione apicale ad esso senza dovere utilizzare sistemi di retrazione del margine gengivale ben più aggressivi.
Nel corso degli anni questa tecnica è stata rielaborata diverse volte e ne sono nate varianti semplificate.
Utilizzando la tecnica del ponte guida o di Casartelli e le sue varianti si potranno ottenere impronte con un’ottima estensione, in grado di fornire all’odontotecnico le corrette informazioni relative al margine di preparazione, rendendo la realizzazione di una protesi biologicamente ed esteticamente adeguata e più semplice.
Bibliografia
- Gherlone, E. L’impronta in protesi dentaria, Edra, 2017
- Bonino, M., De Vico, G., Spinelli, D., Conti, I., Ottria, L., & Barlattani, A. (2010). Mini-invasive impression techniques in fixed prothesis: an alternative to traditional procedures. Oral & implantology, 3(2), 20.
- Bennani, V., Inger, M., & Aarts, J. M. (2014). Comparison of pressure generated by cordless gingival displacement materials. The Journal of prosthetic dentistry, 112(2), 163-167.
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