
Le procedure di riabilitazione dentale, in particolare quelle che coinvolgono protesi fisse o rimovibili, dipendono fortemente dalla condizione preesistente della dentatura e dell’occlusione del paziente. Tuttavia, malocclusioni, inclinazioni dentali, spazi edentuli e piani occlusali irregolari spesso complicano la riabilitazione protesica.
L’ortodonzia pre-protesica affronta queste problematiche correggendo le anomalie dentali e scheletriche per creare un ambiente favorevole alla protesi (1).
L’ortodonzia pre-protesica è essenziale per garantire che il risultato protesico sia funzionale, esteticamente gradevole e biomeccanicamente stabile. Attraverso l’allineamento dei denti, il livellamento delle arcate e l’ottimizzazione degli spazi, l’ortodonzia facilita il posizionamento ideale degli elementi protesici, la distribuzione dei carichi e l’accesso all’igiene orale (2).
Malposizioni come denti inclinati, ruotati, sovraerotti o spazi insufficienti possono compromettere la longevità della protesi e aumentare il rischio di fallimento meccanico o biologico (3).
Indicazioni cliniche: quando è indicata l’ortodonzia pre-protesica
Redistribuzione degli spazi protesici
Nei pazienti con denti mancanti, i denti adiacenti possono inclinarsi o migrare nello spazio edentulo, rendendo più complessa un’eventuale riabilitazione protesica. Eventuali discrepanze dento-dentali o dento-scheletriche che richiedono soluzione riabilitative protesiche additive, possono beneficiare di una ridistribuzione ortodontica degli spazi protesicamente guidata. (4).
Quando abbiamo un eccesso di spazio e quindi elementi diastemati, attraverso una terapia ortodontica si possono ridistribuire gli spazi interdentali laddove risultano più utili a livello protesico.
Affollamenti, disallineamenti, rotazioni, e malposizioni dentali andrebbero sempre corretti prima della fase protesica propriamente detta poiché le preparazioni dei monconi risulteranno meno invasive non dovendo andare a modificare protesicamente la posizione e l’angolazione dei denti con la fresa da preparazione. Un’ortodonzia protesicamente guidata in questo caso è particolarmente utile per risultare meno invasiva e permettere migliori risultati durante una riabilitazione protesica. (5)
Uprighting dei molari
Il più classico esempio di ortodonzia preprotesica è rappresentato dall’uprighting dei molari. È molto comune infatti che, in seguito all’estrazione di un primo o di un secondo molare, l’elemento distale alla lacuna tenda nel corso degli anni a mesio-inclinarsi molto marcatamente.
Quando si riduce parzialmente lo spazio interdentale e l’angolazione dell’elemento rispetto al piano occlusale diventa eccessiva, una riabilitazione esclusivamente protesica diviene molto complessa e destinata ad un risultato non ottimale con il raggiungimento di qualche compromesso anatomico-funzionale.
I molari inclinati possono ostacolare il posizionamento di impianti o ponti. Il raddrizzamento migliora l’allineamento assiale e permette altresì una migliore distribuzione dei carichi (6).
Intrusione dentale
Altra tipica situazione è la mancanza protratta nel tempo di elementi antagonisti. In questo caso, gli elementi di un’arcata tendono a sovraerompere. I denti, sovraerompendo, non avranno più dei punti di contatto fisiologici e a livello interprossimale si formeranno degli spazi all’interno dei quali potrà accumularsi placca e tartaro e potranno formarsi tasche parodontali.
La sovraeruzione di un dente determinerà nell’arcata antagonista un’importante riduzione dello spazio protesico disponibile; questo processo può essere talmente importante da rendere impossibile una riabilitazione protesica della lacuna con una protesi fissa, sia essa su denti naturali o su impianti. L’intrusione ortodontica di elementi sovraerotti può ristabilire gli spazi verticali necessari a riabilitare correttamente l’arcata. (7).
Estrusione ortodontica
La frattura corono-radicolare di un elemento, soprattutto quando la rima di frattura è sottogengivale, è un’evenienza di difficile gestione clinica. Una possibilità terapeutica in questi casi è l’estrusione ortodontica. Estrudendo l’elemento dal suo alveolo, infatti, è possibile esporre la rima di frattura a livello sovragengivale, rendendo quindi possibile una corretta riabilitazione protesica.
Questa tecnica può essere utile anche per gestire la verticalità dei volumi ossei e gengivali in vista di una riabilitazione implanto-protesica (8) e per ripristinare una parabola gengivale o una papilla interprossimale compromessa da problematiche parodontali.
Gestione della verticalità
Discrepanze occlusali come morso profondo o aperto possono alterare la dimensione verticale protesica. L’ortodonzia consente l’apertura o chiusura del morso per facilitare l’integrazione della protesi (9). Parzialmente è possibile aggredire in maniera ortodontica anche problematiche verticali come alcuni tipi di gummy smile. (10)
Livellamento del piano occlusale
Piani occlusali irregolari ostacolano l’inserimento e la funzionalità della protesi. L’ortodonzia pre-protesica può livellare questi piani (11).
In conclusione, ad oggi, ortodonzia e protesi risultano intimamente legate. Conoscere le potenzialità ortodontiche prima di intraprendere una terapia riabilitativa amplia il ventaglio di soluzioni cliniche.
Un approccio ortodontico protesicamente guidato è estremamente efficace e permette di ottenere migliori risultati a livello funzionale ed estetico, e a contenere l’invasività dei trattamenti.
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