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Vantaggi e svantaggi delle diverse tecniche di impronta dentale

L’impronta definitiva, anche detta impronta di precisione è l’ultimo atto della terapia riabilitativa protesica, prima della realizzazione del manufatto protesico da parte dell’odontotecnico.

Una impronta correttamente eseguita, senza vuoti, senza stirature, senza distorsioni, oltre a essere un ottimo biglietto da visita da parte dell’odontoiatra all’odontotecnico, rappresenta un requisito fondamentale affinché la futura protesi risulti precisa ed accurata.

Una protesi accurata e precisa a livello del margine della preparazione ha una prognosi migliore, poiché, a questo livello si concentrano le cause di fallimento della protesi come carie secondarie oppure problematiche parodontali causate dall’accumulo di placca. La precisione sul margine della preparazione deve essere assoluta: il gap tra preparazione e corona non dovrebbe mai superare i 200µm per essere accettabile clinicamente1.

Ogni volta che all’interno dell’impronta abbiamo un difetto, all’odontotecnico non rimane altro da fare se non tentare di indovinare e di prevedere la forma del dente e della preparazione con le immaginabili conseguenze.

Esistono varie tecniche di impronta, ognuna delle quali presenta vantaggi e svantaggi. Innanzitutto è bene fare una distinzione tra impronta su denti naturali e impronta su impianti.


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Tecniche per impronte su denti naturali

Tecnica in simultanea

Per evidenziare il margine della linea di preparazione scostando il margine gengivale, in una prima fase, occorre posizionare i fili retrattori che possono essere uno o due a seconda della posizione del margine della preparazione, dello spessore della gengiva libera e delle preferenze del clinico. 

Nello stesso istante:

  • il dentista inizia a posizionare il materiale a densità minore sui monconi, facendo molta attenzione a posizionarlo correttamente sul margine della preparazione e nei punti dove la precisione deve essere massima
  • l’assistente inizia a miscelare il materiale a densità maggiore e a disporlo all’interno del portaimpronta.

Prima che il working time finisca, l’assistente porge al dentista il portaimpronta riempito di materiale a più alta densità. 

Il dentista, con una pressione costante va a posizionare il portaimpronta riempito e rimane in questa posizione fino al termine del setting time.

Questa risulta essere la tecnica più veloce, poiché prevede un solo tempo di impronta. Richiede però spesso (se i due materiali hanno lo stesso setting time) la presenza di un altro operatore che provvede alla miscelazione e al riempimento del portaimpronta con il materiale a maggiore densità.

Inoltre, vanno selezionate due densità compatibili, se le densità tra i due materiali si discostano troppo, il materiale ad elevata densità tenderà a spiazzare completamente quello a più bassa densità, che di norma offre la migliore riproduzione del dettaglio.

Tecnica in due fasi

Il dentista in questo caso realizza una prima impronta con un materiale ad elevata densità (heavy o putty). 

In un secondo tempo, si modifica la prima impronta andando ad eliminare i sottosquadri presenti. Viene testata la passività dell’impronta (l’impronta deve poter essere riposizionata nella posizione corretta in modo passivo) viene lavata e asciugata per permettere l’adesione del materiale a bassa densità.

In questa fase occorre posizionare i fili retrattori che possono essere uno o due a seconda della tecnica adottata.

È il momento della seconda impronta.

A questo punto il dentista posiziona un po’ di materiale a bassa densità all’interno della prima impronta, inserisce il puntale intraorale sul puntale di miscelazione e inizia a posizionare il materiale a densità minore sui monconi, facendo molta attenzione a posizionarlo correttamente sul margine della preparazione e nei punti dove la precisione deve essere massima. 

Il dentista, con una pressione costante va a posizionare il portaimpronta e rimane in questa posizione fino alla fine del setting time.

I vantaggi della tecnica a due fasi sono l’estrema precisione2 e il controllo del materiale a bassa densità che andrà ad occupare gli spazi lasciati dopo la modifica della prima impronta. Inoltre, può essere eseguita comodamente da un singolo operatore. Lo svantaggio principale è il maggiore tempo necessario, infatti i tempi di impronta sono due e inoltre abbiamo la fase di rettifica della prima impronta che, se non svolta correttamente, potrebbe comportare degli errori in fase di posizionamento della seconda impronta, inficiando la precisione finale.

Tecniche per impronte su impianti3

Lo scopo di un’impronta su impianti è quello di registrare la posizione a livello tridimensionale dell’impianto col transfer, in modo da inviare le informazioni corrette al laboratorio per eseguire la protesi. Anche in questo caso possiamo distinguere due tecniche di impronta principali.

La tecnica di impronta su impianti è solitamente simultanea ma differisce in base a due caratteristiche.

Tecnica pick up

Il dentista avvita i transfer sugli impianti. I transfer in questa impronta devono essere molto lunghi perché devono fuoriuscire dal portaimpronta e rimanere inglobati nel materiale da impronta.

Una volta raggiunto il setting time del materiale da impronta, i transfer vanno svitati con il portaimpronta ancora inserito nella cavità orale del paziente. Una volta che i transfer sono svitati sarà possibile rimuovere il portaimpronta.  Sarà necessario utilizzare un portaimpronta commerciale in plastica o uno individuale in resina, forato in corrispondenza dei transfer.

Ha il vantaggio di essere una tecnica precisa ma gli svantaggi di avere bisogno di collaborazione da parte del paziente che deve avere una buona apertura (per la lunghezza del transfer e del cacciavite) e di funzionare male in caso di impianti disparalleli.

Impronta a strappo

In questo tipo di impronta i transfer restano avvitati agli impianti anche dopo l’impronta. Al termine della polimerizzazione del materiale, infatti, viene rimossa “a strappo” l’impronta dal cavo orale. In un secondo momento i transfer vengono svitati dagli impianti e riposizionati all’interno dell’impronta facendo particolare attenzione al mantenimento della posizione corretta.

Tra i vantaggi questa tecnica offre maggiore semplicità, minore collaborazione da parte del paziente e buone performance quando abbiamo un disparallelismo ma come svantaggio possiamo avere dei riposizionamenti non corretti dei transfer all’interno dell’impronta.


Bibliografia

  1. Boeckler AF, Stadler A, Setz JM. The significance of marginal gap and overextension measurement in the evaluation of the fit of complete crowns. J Contemp Dent Pract. 2005 Nov 15;6(4):26-37. PMID: 16299604.
  2. Nissan, J., Laufer, B. Z., Brosh, T., Assif, D., & Maurice, T. (2000). Accuracy of three polyvinyl siloxane putty-wash impression techniques. The Journal of prosthetic dentistry83(2), 161-165.
  3. Flügge, T., van der Meer, W. J., Gonzalez, B. G., Vach, K., Wismeijer, D., & Wang, P. (2018). The accuracy of different dental impression techniques for implant‐supported dental prostheses: A systematic review and meta‐analysis. Clinical oral implants research, 29, 374-392.

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