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L’importanza del Modello Studio nella pianificazione del piano di trattamento

Il Modello dentale rappresenta la riproduzione in positivo della situazione intraorale del paziente. (1)

Esso può essere realizzato in maniera tradizionale, attraverso la colatura del gesso all’interno dell’impronta, o in maniera digitale CAD/CAM, attraverso la fresatura o la stampa 3D. (2)

Sulla base dell’utilizzo, vengono distinte due famiglie di Modelli (1,3,4):

  • i Modelli Studio o Diagnostici
  • i Modelli Lavoro o Modelli Master

Vediamo più nel dettaglio i Modelli Studio.

Modelli Studio o Diagnostici

A differenza del Modello Lavoro (che ha una valenza strettamente pratica e rappresenta la base sulla quale l’odontotecnico può realizzare un manufatto, sia esso una corona, un ponte, una protesi rimovibile, un dispositivo ortodontico, ecc.) il Modello Studio non serve per produrre alcuna protesi o dispositivo.

Come ausilio alla fase diagnostica o in qualità di record per scegliere il corretto piano di trattamento, rappresenta un prezioso alleato per i complessi casi protesici. (5,6)

Il Modello Studio riveste però un’importanza fondamentale in una branca specifica dell’odontoiatria: l’ortodonzia.

Il Modello Studio in Ortodonzia

In ortodonzia, il Modello studio fa parte dei record diagnostici fondamentali (7). Per poter eseguire un corretto “studio del caso”, l’ortodontista si avvale in primis di tre elementi: fotografie, radiografie e Modelli Studio. (8,9)

In alcuni casi particolari il professionista può eventualmente richiedere esami di secondo livello, come CBCT, teleradiografie antero-posteriori, risonanze magnetiche, ecc. (10)

Perché un Modello in gesso è così utile per la diagnosi in ortodonzia?

Innanzitutto, nemmeno l’osservatore più attento riuscirebbe a cogliere tutte le informazioni che può fornire un’analisi approfondita dei Modelli in gesso.

Poter esaminare le arcate e i rapporti tra di esse da un comodo punto di vista extraorale aiuta il clinico a comprendere meglio il tipo di malocclusione del paziente e lo indirizza verso il miglior piano di trattamento.

Poter osservare in maniera diretta la situazione interocclusale nei tre piani dello spazio fornisce all’ortodontista importanti informazioni su eventuali discrepanze sul piano trasversale, su quello verticale e su quello sagittale.

Non solo permette di visualizzare determinate problematiche nello spazio, ma ne rende possibile l’oggettiva misurazione.

L’osservazione della situazione interocclusale nei tre piani dello spazio

Sul piano trasversale, utilizzando i Modelli Studio è possibile misurare l’ampiezza del palato e l’eventuale discrepanza rispetto all’ampiezza dell’arcata mandibolare, e impostare quindi la corretta entità dell’espansione. (11)

Conoscere questo rapporto è estremamente rilevante quando, utilizzando un espansore rapido del palato, si programma il numero di attivazioni necessarie a normalizzare la contrazione palatina.

Sul piano verticale, è possibile misurare l’entità dell’overbite, ovvero della discrepanza verticale a livello anteriore. (12)

Sagittalmente si può controllare la gravità di una seconda o di una terza classe dentale, misurando fisicamente la discrepanza. Questo rilevamento può orientare il clinico verso la corretta tipologia di terapia.

Oltre alle misurazioni derivanti dal rapporto tra le arcate è fondamentale anche un altro tipo di rilevamento: l’analisi dello spazio.

L’analisi dello spazio

L’analisi dello spazio (13) è il rapporto tra lo spazio necessario e lo spazio disponibile nell’arcata per l’allineamento dei denti.

Quest’ analisi si esegue misurando con un calibro la dimensione mesio-distale di ogni dente e rapportando la somma di tutte le misure alla lunghezza del perimetro d’arcata sulla cresta ossea.

L’analisi dello spazio fornisce un dato oggettivo sulla quantità di affollamento, un dato essenziale per la diagnosi e quindi per il piano di trattamento.

La somma delle misure mesio-distali dei denti dell’arcata superiore deve avere un certo rapporto con la somma delle misure mesio-distali dell’arcata inferiore.

Questo rapporto viene chiamato “indice di Bolton”.  (14) Se l’indice di Bolton è alterato, l’occlusione avrà sempre un certo grado di imperfezione.

Oltre a rilevare l’ampiezza mesio-distale dei denti, grazie ai Modelli in gesso è inoltre possibile misurare la profondità della curva di Spee e quindi ottenere altri dati sulla quantità di affollamento. (15)

Le soluzioni Zhermack per la realizzazione dei Modelli in gesso

Avendo visualizzato tutta la serie di dati diagnostici, registrati grazie all’analisi dei Modelli studio, è evidente che senza questo tipo di record è difficile, se non impossibile, eseguire una corretta e precisa diagnosi ortodontica e impostare un piano di cura adatto al paziente.

Per la realizzazione Modelli in gesso, Zhermack offre diversi prodotti con elevate performance. Elite Dental Stones è l’ampia gamma di gessi Zhermack, con bassa espansione anche a 48 ore, capace di soddisfare le diverse esigenze dell’odontotecnico.

Con i suoi gessi di tipo 3 e di tipo 4, Elite Dental Stones fornisce soluzioni specifiche e distinte, spaziando dalla realizzazione di Modelli antagonisti o diagnostici allo sviluppo di Modelli master.

Elite Ortho è la soluzione Zhermack pensata per la realizzazione di Modelli studio ortodontici.


Bibliografia

  1. The Glossary of Prosthodontic Terms: Ninth Edition. J Prosthet Dent 2017;117: e1-e105 n.d.
  2. Jeong, Y. G., Lee, W. S., & Lee, K. B. (2018). Accuracy evaluation of dental models manufactured by CAD/CAM milling method and 3D printing method. The journal of advanced prosthodontics, 10(3), 245-251.
  3. Rudd, K. D. (1968). Making diagnostic casts is not a waste of time. The Journal of Prosthetic Dentistry, 20(2), 98-100.
  4. Solow, R. A. (2016). Quantified diagnostic work-up casts: applications for interdisciplinary treatment planning. General Dentistry, 64(3), 37-46.
  5. Amin, K., Vere, J., Thanabalan, N., & Elmougy, A. (2019). Occlusal concepts and considerations in fixed prosthodontics. Primary Dental Journal, 8(3), 20-27.
  6. Abduo, J. (2012). Virtual prosthodontic planning for oral rehabilitation: a pilot study. In Proceedings of the Workshop on New Trends of Computational Intellegence in Health Applications (pp. 34-42).
  7. Rischen, R. J., Breuning, K. H., Bronkhorst, E. M., & Kuijpers-Jagtman, A. M. (2013). Records needed for orthodontic diagnosis and treatment planning: a systematic review. PLoS one, 8(11), e74186.
  8. Jackson, T. H., Kirk, C. J., Phillips, C., & Koroluk, L. D. (2019). Diagnostic accuracy of intraoral photographic orthodontic records. Journal of Esthetic and Restorative Dentistry, 31(1), 64-71.
  9. Paredes, V., Gandia, J. L., & Cibrián, R. (2006). Digital diagnosis records in orthodontics. An overview. Med Oral Patol Oral Cir Bucal, 11(1), E88-93.
  10. Hechler, S. L. (2008). Cone-beam CT: applications in orthodontics. Dental Clinics of North America, 52(4), 809-823.
  11. Eslami Amirabadi, G., Golshah, A., Derakhshan, S., Khandan, S., Saeidipour, M., & Nikkerdar, N. (2018). Palatal dimensions at different stages of dentition in 5 to 18-year-old Iranian children and adolescent with normal occlusion. BMC oral health, 18(1), 1-6.
  12. Agrawal, G. (2016). Deep bite its etiology, diagnosis and management: a review. Journal of Orthodontics, 2(4), 12.
  13. Fleming, P. S., Marinho, V., & Johal, A. (2011). Orthodontic measurements on digital study models compared with plaster models: a systematic review. Orthodontics & craniofacial research, 14(1), 1-16.
  14. Bailey, L. A. (1998). The Bolton analysis revisited.
  15. Marshall, S. D., Caspersen, M., Hardinger, R. R., Franciscus, R. G., Aquilino, S. A., & Southard, T. E. (2008). Development of the curve of Spee. American Journal of Orthodontics and Dentofacial Orthopedics, 134(3), 344-352.

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