L’impronta su paziente edentulo è un tema ampiamente discusso e molto variabile, a seconda dei clinici e della scuola di pensiero [1].
Nella letteratura scientifica odierna l’impronta digitale è stata comparata in diversi lavori con l’impronta analogica, specialmente per ciò che riguarda il paziente dentato e implantare [2–5].
Non sono invece molti gli studi che comparano impronta analogica e digitale nel paziente edentulo, specialmente in-vivo [6]. Tuttavia, la maggior parte di essi risulta concorde nell’affermare l’inferiorità dell’impronta digitale rispetto all’impronta analogica in tali casi clinici [7–9].
L’impronta a due fasi è ancora il “gold standard”
Gli attuali protocolli analogici per l’impronta su edentulo prevedono la registrazione dei bordi periferici funzionali e della superficie mucosa palatina con quella delle creste alveolari in due fasi separate o in una singola fase [1].
Anche se ancora oggi c’è una certa confusione per quanto concerne la necessità di una doppia impronta nel paziente edentulo, dato che alcuni studi non evidenziano differenze percepite dal paziente in seguito alla realizzazione della protesi rimovibile [10–12], la tecnica dell’impronta a due fasi rimane il gold standard.
Nella prima fase si effettua un’impronta funzionale delle zone di sigillo periferico con pasta termoplastica, mentre nel secondo step si impronta l’intera superficie mucosa con pasta all’ossido di zinco eugenolo (ZOE) o polisolfuro [13].
La scelta di utilizzare uno o più materiali e una o più tecniche di impronta spetta perciò al clinico, che, sulla base della sua esperienza lavorativa, seleziona la procedura a lui più affine e che risulta spesso la più economica e confortevole per il paziente [14].
Impronta digitale su edentulo: le criticità della scansione intraorale
L’impronta digitale, attualmente molto utilizzata su paziente dentato e implantare, non è ad oggi universalmente consigliata su paziente edentulo [7–9].
Vediamo più nel dettaglio le criticità relative alla scansione intraorale.
1) Difficoltà operative su tessuti mobili, mucosi e traslucenti
Nonostante la capacità di scansionare i tessuti molli senza alcun contatto fisico, fatto che consente di ottenere un’effettiva impronta mucostatica [8], la scansione intraorale risente della difficoltà/impossibilità di rilevare un’impronta funzionale e di improntare correttamente la zona del sigillo periferico [7–9].
Dato il loro meccanismo di acquisizione e ricostruzione delle immagini da luce riflessa, gli scanner intraorali sono infatti estremamente capaci di scansionare strutture “statiche”, come gli elementi dentali o gli Scan Body sugli impianti, ma presentano difficoltà importanti in caso di tessuti mobili o mucosi e traslucenti [6,15,16].
2) Discrepanza tra dimensione rilevata ed effettiva del vestibolo
Improntare una mucosa edentula di un mascellare superiore o inferiore comporta inoltre uno stiramento delle zone labiali per inserire il manipolo dello scanner intraorale. Questo tecnicismo, inevitabile per la scansione intraorale, determina una discrepanza tra la dimensione rilevata e quella effettiva del vestibolo [7,8].
In questo modo, il concetto secondo il quale il bordo protesico debba essere in perfetta armonia con la funzione muscolare [17] non può essere rispettato, con conseguente impossibilità di realizzare un vero e proprio sigillo periferico per la protesi mobile.
3) Adattamento alla mucosa libera
La scansione intraorale dell’edentulo potrebbe quindi consentire la realizzazione di una protesi estremamente accurata e precisa a livello della mucosa aderente, ma non correttamente adattata a livello della mucosa libera [8,16,18,19].
La realizzazione di una protesi mobile a livello del solo tessuto cheratinizzato, però, non risulta sempre possibile, in particolar modo quando è necessaria un’estensione dei bordi e delle flange per garantire il supporto labiale ed estetico o nel caso in cui la linea del sorriso risulti accentuata [20–22].
4) Errori nel processo di stitching
Inoltre, anche la mucosa intraorale, essendo una superficie liscia, traslucida e interamente ricoperta di saliva, potrebbe generare errori nel processo di stitching operato dallo scanner per costruire la scansione 3D [9].
Se questi fattori risultano importanti per l’arcata mascellare, si presentano ancora più impattanti per la mandibola, dove la mancanza di tessuto cheratinizzato, rughe palatine e la presenza della lingua e della saliva contribuiscono a peggiorare notevolmente le prestazioni degli scanner [18,23].
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Scopri le differenze tra l’impronta preliminare e l’impronta funzionale su paziente edentulo.
Prospettive presenti e future per le protesi mobili su pazienti edentuli
In questo senso, sembra ad oggi ancora difficile realizzare protesi mobili direttamente da scansioni intraorali di pazienti edentuli.
Future tecnologie di scansione capaci di registrare lo spessore dei tessuti molli per dedurne la comprimibilità ed il grado di mobilità tissutale potrebbero colmare il gap attualmente esistente con le impronte analogiche.
Zhermack offre un’ampia gamma di alginati che presentano caratteristiche tali per essere usati in pazienti edentuli per la realizzazione di protesi mobili totali.
In particolare, il Neocolloid è un alginato che possiede un lungo setting time ideato per effettuare un’adeguata impronta funzionale in seguito a specifiche manovre che mobilizzino i molli tessuti periorali del paziente edentulo.
Inoltre, grazie alle sue caratteristiche fisico-chimiche, Neocolloid consente un’ottima riproduzione delle mucose dei mascellari.
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