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Vantaggi della miscelazione automatica per la preparazione dell’alginato

L’alginato è il materiale da impronta più diffuso negli studi odontoiatrici [1]. I suoi utilizzi spaziano dalla realizzazione di modelli di studio e modelli antagonisti, alla realizzazione anche di modelli di lavoro per ortodonzia [2].

L’alginato, sviluppato a partire dagli anni ’30, è un materiale appartenente alla categoria degli idrocolloidi irreversibili. I principali vantaggi che presenta sono il basso costo, la semplicità d’uso, l’idrofilia, la mucostaticità e l’accettabilità da parte del paziente in quanto presenta un odore e un sapore neutro [3,4].

Tra gli svantaggi, al contrario, si annoverano la bassa resistenza allo strappo, la scarsa stabilità dimensionale, la bassa rigidità e durezza e anche la possibilità di incorporare bolle durante la miscelazione manuale.

Queste caratteristiche non consentono all’alginato di essere catalogato come materiale per impronta definitiva in protesi fissa su denti naturali e su impianti. Tuttavia, l’alginato può comunque influenzare l’adattamento delle riabilitazioni orali in quanto può essere utilizzato anche per arcate antagoniste a riabilitazioni protesiche definitive.

Di conseguenza, risulta importante il modo in cui l’alginato viene utilizzato.  

Le tecniche di miscelazione dell’alginato

L’alginato può essere miscelato con tre diverse tecniche di miscelazione: manuale, semiautomatica e automatica [5].

Miscelazione manuale

La miscelazione manuale prevede il dosaggio della polvere e dell’acqua, l’aggiunta di quest’ultima alla polvere all’interno di una ciotola e la miscelazione manuale per mezzo di una spatola.

La miscelazione con la spatola deve essere inizialmente atta ad incorporare tutta l’acqua all’interno della polvere, e successivamente deve essere energica e veloce al fine di produrre un materiale dalla consistenza cremosa che possa improntare accuratamente le arcate dentali.

Su come però debba essere operata questa miscelazione non ci sono riferimenti univoci. Alcuni autori consigliano movimenti veloci “a forma di 8” [4] ma non esistono prove scientifiche a favore del fatto che altre miscelazioni manuali non possano dare risultati migliori.

Miscelazione semiautomatica

Un’altra miscelazione è quella semiautomatica. Questo tipo di miscelazione prevede sempre un appropriato dosaggio polvere-liquido, come indicato dal produttore, l’aggiunta dell’acqua alla polvere, una spatolazione manuale iniziale per incorporare tutta l’acqua all’interno della polvere e successivamente l’attivazione di una miscelazione meccanica che farà ruotare la tazza di miscelazione.

In tal modo, con la spatola, si va a pressare il materiale contro le pareti interne della tazza di miscelazione per consentire una miscelazione il più omogenea possibile del materiale, riducendo al contempo l’incorporazione di bolle nel miscelato.

Con questa tecnica di miscelazione si riduce la variabilità di miscelazione operatore-dipendente ma si ha comunque incorporazione di bolle d’aria nella massa di materiale, per quanto si cerchi comunque di contenere questo fenomeno [6].

Miscelazione automatica

La miscelazione automatica è la più recente evoluzione per quanto concerne la miscelazione dell’alginato.

Essa prevede il posizionamento della polvere e dell’acqua previamente dosate all’interno di un contenitore che viene chiuso ermeticamente e inserito in una macchina miscelatrice che centrifuga il tutto. Una volta terminata la miscelazione, il materiale è pronto per essere posizionato con una spatola all’interno del portaimpronta.

Quest’ultima tecnica presenta vantaggi importanti. Innanzitutto, riduce il working time del materiale lasciando più tempo all’operatore per gestire le successive fasi di posizionamento dell’alginato sul portaimpronta e di presa d’impronta [5].

Poi ci sono i vantaggi relativi alle proprietà meccaniche. La miscelazione automatica, come dimostrato, migliora l’accuratezza del materiale [7], il recupero elastico e la resistenza allo strappo [8], la stabilità dimensionale [9], la resistenza alla compressione [10] e riduce al contempo non solo le bolle ma anche la porosità interna del materiale [10], eliminandola quasi del tutto, e consentendo così al materiale di comportarsi, da un punto di vista chimico-meccanico, in modo uniforme.

Altri vantaggi della miscelazione automatica ad alta velocità

L’alginato miscelato in modo manuale e analizzato con tecniche microtomografiche e visive presenta molte bolle nella sua struttura interna, a differenza di quello miscelato automaticamente in cui queste non sono quasi per nulla presenti [5,10].

Con la miscelazione automatica ad alta velocità infatti, le bolle d’aria vengono rimosse vista la differenza di densità tra le particelle di alginato e l’aria [5]. Inoltre, durante questo processo, la temperatura dello stesso aumenta leggermente a causa dell’attrito meccanico tra le particelle di materiale o tra il materiale e il recipiente di miscelazione, garantendo una distribuzione più uniforme anche delle molecole d’acqua [5,8].

Questo si correla anche ad una lieve riduzione della viscosità dell’alginato, che risulterà leggermente più fluido ma comunque consistente prima dell’inserimento in cavità orale, consentendo di improntare al meglio i dettagli più fini [5]. In tal modo, il modello in gesso prodotto da alginato miscelato automaticamente avrà una più alta qualità di superficie e risulterà anche più accurato dimensionalmente dal momento che l’espansione del gesso durante la presa viene contrastata più efficacemente dall’alginato con proprietà meccaniche adeguate e uniformi in ogni sua parte [10].

L’importanza delle proprietà meccaniche dell’alginato

Le proprietà meccaniche, come il ritorno elastico e la resistenza allo strappo, risultano estremamente importanti a livello clinico.

In caso di impronte su pazienti portatori di protesi o apparecchi ortodontici è importante che l’alginato non si strappi nelle zone dei sottosquadri durante la rimozione dell’impronta dal cavo orale. Il materiale deve così essere sufficientemente resistente da poter essere rimosso dal cavo orale senza strapparsi o alterarsi, ma anche abbastanza resistente per rimanere attaccato al portaimpronte [8].

Di certo alcuni adesivi e/o determinate forme di portaimpronta possono migliorare l’adesione dell’alginato stesso. Tuttavia, le caratteristiche meccaniche del materiale sono di certo più importanti e determinanti nel raggiungere il risultato finale [11].

Conclusioni

In conclusione, possiamo dire quindi che le modalità di miscelazione dell’alginato possono influenzare le caratteristiche chimico-fisiche del materiale. Una miscelazione automatica si correla generalmente ad un miglioramento delle prestazioni dell’alginato sia nelle fasi cliniche che di laboratorio.

A tal proposito, Zhermack propone MX-300, un miscelatore automatico per alginati che migliora significativamente la qualità del miscelato rispetto la miscelazione manuale e contribuisce a standardizzare il processo.

La miscelazione automatica di MX-300 consente infatti di ottenere risultati affidabili indipendentemente dall’operatore che effettua la miscelazione.

Caratterizzata da un design moderno e compatto con una ridotta presenza di sottosquadri che ne facilitano la pulizia, è testata con tutti gli alginati Zhermack. MX-300 permette infatti ad ogni alginato di esplicare il più possibile le proprie caratteristiche tecniche, senza essere inficiato da possibili errori provenienti dalla miscelazione manuale.


Bibliografia

[1]       Morrow RM, Brown CE, Stansbury BE, deLorimier JA, Powell JM, Rudd KD. Compatibility of alginate impression materials and dental stones. J Prosthet Dent 1971;25:556–66. https://doi.org/10.1016/0022-3913(71)90214-9.

[2]       Cervino G, Fiorillo L, Herford AS, Laino L, Troiano G, Amoroso G, et al. Alginate Materials and Dental Impression Technique: A Current State of the Art and Application to Dental Practice. Mar Drugs 2018;17. https://doi.org/10.3390/md17010018.

[3]       Nandini VV, Venkatesh KV, Nair KC. Alginate impressions: A practical perspective. J Conserv Dent JCD 2008;11:37–41. https://doi.org/10.4103/0972-0707.43416.

[4]       Dilip A, Gupta R, Geiger Z. Dental Alginate Impressions. StatPearls, Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2021.

[5]       Inoue K, Song YX, Kamiunten O, Oku J, Terao T, Fujii K. Effect of mixing method on rheological properties of alginate impression materials. J Oral Rehabil 2002;29:615–9. https://doi.org/10.1046/j.1365-2842.2002.00726.x.

[6]       Frey G, Lu H, Powers J. Effect of mixing methods on mechanical properties of alginate impression materials. J Prosthodont Off J Am Coll Prosthodont 2005;14:221–5. https://doi.org/10.1111/j.1532-849X.2005.00047.x.

[7]       Effect of mixing methods and disinfection on dimensional… – Google Scholar n.d. https://scholar.google.it/scholar?hl=it&as_sdt=0%2C5&q=Effect+of+mixing+methods+and+disinfection+on+dimensional+accuracy+of+alginate+impressio&btnG= (accessed December 5, 2022).

[8]       Dreesen K, Kellens A, Wevers M, Thilakarathne PJ, Willems G. The influence of mixing methods and disinfectant on the physical properties of alginate impression materials. Eur J Orthod 2013;35:381–7. https://doi.org/10.1093/ejo/cjs031.

[9]       Culhaoglu AK, Zaimoglu A, Dogan E, Ozkir SE. The influence of different mixing methods on the dimensional stability and surface detail reproduction of two different brands of irreversible hydrocolloids. Eur J Gen Dent 2014;3:17–21. https://doi.org/10.4103/2278-9626.126204.

[10]     Hamilton MJ, Vandewalle KS, Roberts HW, Hamilton GJ, Lien W. Microtomographic Porosity Determination in Alginate Mixed with Various Methods. J Prosthodont 2010;19:478–81. https://doi.org/10.1111/j.1532-849X.2010.00599.x.

[11]     Leung KCM, Chow TW, Woo CW, Clark RKF. Tensile, shear and cleavage bond strengths of alginate adhesive1This paper is based on a dissertation for partial fulfilment of the degree of Master of Dental Surgery of the University of Hong Kong and was presented at the 43rd Annual Conference of the British Society for the Study of Prosthetic Dentistry, Belfast, April 1996. The presentation was awarded the Schottlanders’ Poster Prize.1. J Dent 1998;26:617–22. https://doi.org/10.1016/S0300-5712(97)00045-6.



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