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Nov

La presa d’impronta nel bambino

La procedura d’impronta nell’adulto è solitamente un evento di routine per l’odontoiatra esperto. Nella stragrande maggioranza dei casi risulta essere una procedura non stressante per l’operatore e nemmeno per il paziente, a meno che quest’ultimo non presenti un riflesso faringeo particolarmente accentuato. Infatti, nella peggiore delle ipotesi, a causa di qualche difetto, andrà ripetuta l’impronta.

Quando però, seduto sulla poltrona abbiamo un bambino piccolo, le cose cambiano radicalmente. Ma partiamo dall’inizio: quali sono i casi in cui si rende necessario rilevare l’impronta in un bambino?

Quando occorre rilevare l’impronta in un bambino

Nella stragrande maggioranza dei casi, la prima necessità di prendere un’impronta dentale avviene in ambito ortodontico. Esistono casi nei quali l’ortodontista può intercettare una malocclusione quando il bambino è molto piccolo, anche a quattro anni. (1) (2) L’attuale tendenza è di aspettare almeno la completa eruzione dei primi molari permanenti, che avviene mediamente attorno ai 6 anni di età, ovvero si consiglia di aspettare la fase di dentizione mista precoce. (3)

L’impronta in ortodonzia può venire fatta per due motivi: per produrre effettivamente delle apparecchiature (fisse o mobili) e/o per fini di documentazione medico-legale. In ogni caso, le impronte sulle quali vengono poi realizzati i modelli in gesso, dovrebbero rappresentare un punto fisso all’inizio e alla fine di un qualsiasi trattamento ortodontico.

Ci sono però casi rari nei quali è necessario prendere un’impronta a bambini estremamente più piccoli.                       

Bambini affetti da labiopalatoschisi, in attesa di una risoluzione chirurgica, hanno a volte bisogno di un otturatore palatale che possa prevenire il rigurgito di cibo nella cavità nasale. In questi casi, risulta necessaria un’impronta del piccolo palato del neonato, anche a pochi giorni dalla nascita. (4)

In questi casi, materiali e tecniche variano notevolmente da caso a caso ed è complesso individuare dei protocolli standardizzati.

Bambini affetti da displasia ectodermica invece si presentano spesso con un certo grado di oligodonzia o addirittura in completa anodonzia. In questi casi risulta efficace un’intercettazione protesico-ortodontica della situazione in modo da facilitare l’alimentazione del bambino e, grazie a viti di espansione delle protesi, da stimolare il corretto sviluppo delle arcate in vista di una futura riabilitazione. (5) (6) Anche per questi pazienti, materiali e tecniche variano notevolmente da caso a caso.

Passiamo adesso ad un altro aspetto: come si prende l’impronta nel bambino?

Come rilevare l’impronta nel bambino

Escludendo i casi rari, come le forme sindromiche e le malformazioni congenite, la presa d’impronta nel bambino è una procedura che è stata molto studiata in letteratura. Come tutte le procedure odontoiatriche invasive che devono essere eseguite nel bambino, la presa d’impronta è una procedura che va gestita, soprattutto in alcuni pazienti, con molta attenzione all’approccio psicologico-comportamentale del bambino.

Come descritto dall’AAPD (American Association of Pediatric Dentistry), esistono una serie di fattori predittivi del comportamento del bambino. (7) Il clinico deve sapere riconoscere lo stato ansioso del piccolo paziente valutandone le paure, comprendendo se questi quadri ansiosi potrebbero derivare da precedenti situazioni spiacevoli o dolorose, cercando di capire come potrebbe reagire a un determinato stimolo. Riuscire ad inquadrare il paziente da un punto di vista psicologico è essenziale per capire quale sia l’approccio più corretto. Un altro aspetto da considerare, quando si tratta un piccolo paziente, è relativo ai genitori: spesso genitori che hanno scarsa attenzione all’igiene orale o che nutrono paure nei confronti di un trattamento odontoiatrico, non fanno altro che proiettarli sul figlio.

Se il piccolo paziente non è collaborativo, spesso conviene rimandare l’appuntamento, in modo da non creare ulteriori traumi che peggiorerebbero la collaborazione durante i futuri appuntamenti. Parlando nello specifico della procedura d’impronta, esistono diverse strategie per potere controllare il livello di ansia del paziente e anche il riflesso faringeo (8) che spesso rappresentala situazione di più difficile gestione.

Le strategie per controllare il livello d’ansia nel bambino

Il riflesso faringeo (gag reflex) previene l’ingresso di corpi estranei in trachea, in faringe o in laringe e che regredisce progressivamente durante i primi quattro anni di vita. La prevalenza di un accentuato riflesso faringeo tra i quattro e dodici anni è del 28.5%. L’eziologia del riflesso faringeo può essere somatica o psicologica. Il riflesso può essere causato da stimoli sensoriali (tattili, uditivi, visivi e olfattivi). La stimolazione tattile e olfattiva che avviene durante un’impronta può facilmente causare questo riflesso che, se protratto, rende difficile, se non impossibile, ottenere un’impronta sufficientemente precisa a causa del riflesso faringeo che provoca movimenti spasmodici e scoordinati del palato molle, delle pareti addominali, dei muscoli intercostali e diaframmatici.

Questo tipo di reazione può essere influenzata da stati ansiosi e da precedenti episodi negativi durante una visita odontoiatrica. Nel tempo sono state proposte diverse strategie per contenere questa reazione: tecniche di rilassamento, desensibilizzazione sistemica, approcci farmacologici, anestesia locale, sedazione cosciente, agopuntura e persino ipnosi. Solitamente è la rilevazione dell’impronta dell’arcata superiore a causare il riflesso faringeo.

Il centro midollare del riflesso faringeo è parzialmente controllato dalla corteccia cerebrale attraverso reti neurali: per questo motivo tale riflesso può essere parzialmente controllato da alcune tecniche di distrazione. Nel tempo sono state analizzate diverse tecniche: fare respirare il bambino con il naso e tenere il tempo con la mano oppure fare sollevare al bambino un braccio o una gamba e tenerli sollevati per la durata della procedura. Tutte tecniche che si sono dimostrate efficaci, tuttavia non c’è evidenza che una tecnica sia o meno meglio di un’altra. La cosa importante è riuscire a distrarre il piccolo paziente dalla procedura che sta subendo.

Altro punto interessante è la sequenza. (9) Mentre gli adulti mediamente preferiscono partire dalle procedure più fastidiose o dolorose e finire con le procedure meno fastidiose o dolorose, per i bambini vale la regola opposta, è meglio partire dalle procedure più leggere e passare poi a quelle più fastidiose. Quindi, nel bambino, si consiglia di iniziare con la presa d’impronta dell’arcata inferiore.

I materiali migliori per rilevare l’impronta nel bambino

Parliamo ora dei materiali più adatti per la presa d’impronta nel bambino. Per contenere il riflesso faringeo e limitare il disagio durante la presa d’impronta, sono da preferire materiali fast ed extra-fast, materiali che assicurino, quindi, tempi in bocca molto ridotti. Nel bambino sono da privilegiare questi tipi di materiali.

Altro aspetto fondamentale è l’aroma: sono da preferire materiali aromatizzati e che non vadano ad esacerbare il riflesso faringeo attraverso l’olfatto. Altro punto considerare è che, a differenza della protesi fissa, non è necessario ottenere un’impronta precisa e accurata, in quanto i manufatti che andremo ad utilizzare non saranno destinati a rimanere in bocca per molti anni, ma esclusivamente per il tempo richiesto dalla terapia. Inoltre, l’eventuale gap tra l’apparecchiatura e la superficie del dente potrà essere colmato dal cemento.

Considerati questi aspetti, il materiale più utilizzato per l’impronta ortodontica nel bambino risulta essere l’alginato. (10) L’alginato infatti è un materiale economico, con tempi di indurimento veloci, solitamente colorato e piacevolmente aromatizzato.

La presa d’impronta nel bambino: una sintesi

Riassumendo, la presa d’impronta nel bambino ha bisogno di alcuni accorgimenti.

Inizialmente occorre valutare il bambino dal punto di vista psicologico-comportamentale, in secondo luogo occorre cercare di non creare situazioni ansiogene grazie anche al supporto di tutta l’equipe. Dal momento in cui il bambino sarà seduto sulla poltrona, sarà necessario informarlo di quali saranno gli step successivi. Una volta ottenuta la collaborazione da parte del bambino occorre iniziare a distrarre il bambino, facendogli domande, chiedendogli di fare determinati movimenti e partire nello stesso momento con l’impronta inferiore continuando a distrarlo.

Punto fondamentale nell’impronta del bambino è il tempo. Meno dura questa procedura e meglio è. Sono da preferire quindi materiali fast ed extra-fast. Avendo il riflesso faringeo una componente legata anche a stimoli olfattivi, sono da preferire materiali con aromi piacevoli per il bambino. Finita questa prima impronta inferiore, si passa a quella superiore, sempre continuando a distrarre il paziente, tenendolo il più possibile in posizione eretta.

La soluzione Zhermack per rilevare l’impronta nel bambino

La soluzione Zhermack suggerita per la presa d’impronta nel bambino è Orthoprint. Orthoprint è un alginato extra-fast aromatizzato alla vaniglia, raccomandato per ortodonzia dal 97% degli utilizzatori (11). Le caratteristiche distintive che rendono Orthoprint ideale per la pedodonzia e l’ortodonzia sono il tempo limitato in bocca (che lo rende ben tollerato dai pazienti (11)), unito all’aroma vaniglia, che lo rende piacevole per i bambini (12)) e l’elevata elasticità.


Bibliografia

(1) Woon, S. C., & Thiruvenkatachari, B. (2017). Early orthodontic treatment for Class III malocclusion: A systematic review and meta-analysis. American Journal of Orthodontics and Dentofacial Orthopedics, 151(1), 28-52.

(2) LINDNER, A. (1989). Longitudinal study on the effect of early interceptive treatment in 4‐year‐old children with unilateral cross‐bite. European Journal of Oral Sciences, 97(5), 432-438.

(3) Lippold, C., Stamm, T., Meyer, U., Végh, A., Moiseenko, T., & Danesh, G. (2013). Early treatment of posterior crossbite-a randomised clinical trial. Trials, 14(1), 1-10.

(4) Chandna, P., Adlakha, V. K., & Singh, N. (2011). Feeding obturator appliance for an infant with cleft lip and palate. Journal of Indian Society of Pedodontics and Preventive Dentistry, 29(1), 71.

(5) Tarjan, I., Gabris, K., & Rozsa, N. (2005). Early prosthetic treatment of patients with ectodermal dysplasia: a clinical report. The Journal of prosthetic dentistry, 93(5), 419-424.

(6) Ou-Yang, L. W., Li, T. Y., & Tsai, A. I. (2019). Early prosthodontic intervention on two three-year-old twin girls with ectodermal dysplasia. European journal of paediatric dentistry, 20(2), 139-142.

(7) https://www.aapd.org/globalassets/media/policies_guidelines/i_overview.pdf

(8) Dixit, U. B., & Moorthy, L. (2021). The use of interactive distraction technique to manage gagging during impression taking in children: a single-blind, randomised controlled trial. European Archives of Paediatric Dentistry, 22(2), 219-225.

(9) Kaakko, T., Horn, M. T., Weinstein, P., Kaufman, E., Leggott, P., & Coldwell, S. E. (2003). The influence of sequence of impressions on children’s anxiety and discomfort. Pediatric dentistry, 25(4), 357-364.

(10) Staley, R. N., & Reske, N. T. (2011). Essentials of orthodontics: diagnosis and treatment. John Wiley & Sons.

(11) Key-Stone Italia survey, 2019

(12) Zhermack Italy and Germany survey, 2019


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