18

Ago

Faccette e siliconi da duplicazione

Negli ultimi anni la riabilitazione estetica del settore frontale tramite faccette ha conosciuto un forte sviluppo, sia dal punto di vista dei materiali – ceramiche e resine composite e applicazioni della tecnica adesiva alle procedure di cementazione – che per quanto riguarda i protocolli operativi, ad esempio con l’avvento delle metodiche minimamente invasive, se non di quelle no-prep puramente adesive.

Questa breve trattazione andrà ad analizzare alcune metodiche di laboratorio relative alla realizzazione di restauri veneer, con particolare interesse per la fase di duplicazione dei modelli. In una precedente trattazione, era stato indicato l’uso dei siliconi per addizione per la duplicazione, nell’ambito delle lavorazioni più complesse o, comunque, che richiedono maggiore precisione. Si faccia riferimento, ad esempio, a procedure che prevedano la realizzazione di monconi sfilabili.

La tecnica denominata “Carrot Model” (o “Geller Model”) richiede appunto la realizzazione di monconi sfilabili ed è stata efficacemente descritta anche in riferimento a metodiche di lavoro moderne, come le già citate no-prep veneer.

Una tecnica Geller modificata rappresenterebbe secondo alcuni Autori un passo avanti rispetto alla “soft tissue cast”, la quale consente di impiegare direttamente il master, ma che male si presterebbe ai casi estetici (veneer o restauri full-crown frontali). Risulta infatti necessario un modello di lavoro in cui i monconi riproducano con esattezza posizione, superfici dentali, margini di preparazione e tessuti molli.

 

Di seguito viene sintetizzata la procedura come descritta da McLaren e Chang.

Questo workflow prevede di separare i singoli elementi, per cui richiede la duplicazione del modello master. In alternativa si potrebbe effettuare una seconda colatura dell’impronta di precisione, la quale però potrebbe andare incontro a strappi in corrispondenza della zona marginale, dove lo spessore dell’elastomero è particolarmente ridotto.

Come anticipato, i monconi vengono sezionati lasciando un angolo di separazione adeguato. Nel caso specifico delle faccette, si sconsiglia di non asportare i tessuti molli linguali, dato che questo andrebbe a minare la stabilità del moncone.

A questo punto, viene richiesta una duplicazione dei singoli monconi: questi vengono pertanto alloggiati in un apposito contenitore ad anello, nel quale viene versato un polivinilsilossano da duplicazione a bassa viscosità, all’interno del quale vengono realizzate diverse colate di materiale refrattario. I monconi duplicati vengono a questo punto rialloggiati all’interno dell’impronta di precisione.

Prima di procedere con la ceramizzazione, si esegue una stratificazione in cera sui monconi (preparati), che vengono poi sottoposti a un’ulteriore duplicazione, con la stessa modalità appena descritta, in materiale refrattario.

I duplicati in refrattario, preparati per la ceramizzazione, vengono reinseriti nel modello: il procedimento viene a questo punto condotto similmente a quello di una ceramica convenzionale.


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